Tempi duri per il Governo italiano. Dopo il Decreto Sicurezza le “reazioni” di alcune Regioni hanno creato (per l’appunto) una “reazione a catena” che non giova al clima politico. Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio e ministro dell’interno del Governo Conte, si trova alle strette.
Umbria, Toscana ed Emilia Romagna si sono rivolti alla Consulta. Il ricorso getta le basi sulla sospetta “incostituzionalità”. A seguire, anche la Sardegna potrebbe avere la stessa posizione e fare ricorso. Come un domino, partito da un gruppo di sindaci, in primis quello di Palermo, a catena, l’effetto è passato alle Regioni che al contrario dei Comuni hanno la possibilità di accedere e chiedere “consulto” alla Corte costituzionale, direttamente, senza intermediari o pareri di altre cariche istituzionali o di carattere giurisprudenziale.
I governatori di queste Regioni, sostengono che con l’eliminazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari e del diritto di residenza ai richiedenti asilo, si instaurerebbe una paralisi burocratico-amministrativo circa materie di competenza regionale quali salute, assistenza sociale, diritto allo studio, formazione professionale, edilizia residenziale pubblica. Tutto è iniziato con il sindaco Leoluca Orlando che sospese il decreto sicurezza il 21 dicembre e che ha scatenato la polemica con il ministro degli Interni, Matteo Salvini. La domanda è: riuscirà Salvini a sbrigliare la matassa? Come uscire il Governo da questa “impasse”?