L’ultima domenica di settembre ha sancito il richiamo in Piazza del Popolo del Partito Democratico italiano. Una massa di militanti di sinistra, si è dato appuntamento a Roma nella piazza più rappresentativa della capitale, per il nome che porta. Una reazione di massa contro l’attuale governo?
O più un richiamo all’ordine, riunire le idee oramai smarrite? Dopo gli ultimi decreti e la presentazione del Def da parte dell’attuale direzione di governo, gli animi e le sparute ultime forze di sinistra hanno ritenuto utile invitare, tutti i militanti e non, ad un incontro nazionale in piazza per ribadire il loro dissenso verso questo governo. Forse anche per “riconoscersi”, censire le forze e le idee? Sul numero di partecipanti, come sempre, ci sono cifre discordanti, il PD grida al pienone con 70.000 persone, altre fonti dimezzano questa cifra, altre ancora attestano tra le 25.000 e 30.000 persone. Certo è che ad un certo punto la piazza era quasi colma da poter dire che almeno 40.000 individui erano a Piazza del Popolo a Roma.
Questa manifestazione ha segnato sicuramente un punto di domanda certo, nella storia attuale della sinistra italiana: ricominciare o ammettere di non esserci più? Con treni, pulman e mezzi privati, i partecipanti, sventolando bandiere con il simbolo del PD, hanno raggiunto la capitale, moltissime persone attempate, forse la maggior parte, e anche tanti giovani. Sul palco oltre al segretario si sono avvicendate tante voci soprattutto del popolo PD. Alla fine quale è stato il risultato? Secondo i dirigenti del partito, quello di “aver capito la lezione”. Tutti d’accordo da Martina a Renzi, fino a Calenda e Zingaretti, tutti contro la manovra e questo governo, avendo fatto tesoro degli errori passati.
La gente urlava: “unità…unità…!”. Un popolo in cerca di una identità smarrita che vuole ritrovarsi. Pochi anni sono serviti per rovinare un grande partito con un potenziale enorme. Lo scontro tra i vecchi poteri e l’arroganza delle giovani forze ha sciupato un giocattolo che ora rotto tenta di ripararsi da solo per poter continuare a giocare. Ma la politica non è un gioco e le conseguenze possono essere molto serie!